La marcia su Roma: fu rivoluzione o colpo di stato? Magari nessuno dei due.

Il fascismo fu un regime e su questo siamo tutti d'accordo, ma come si arrivò al fascismo?
La marcia su Roma, fu un'azione rivoluzionaria o un colpo di stato?
Cerchiamo di dissipare questi dubbi come fossimo a fare una chiacchierata al bar, quindi senza nessuna pretesa dottrinale.
Partiamo analizzando le differenze fra Rivoluzione e Colpo di Stato.
Rivoluzione: leggiamo su Wikipedia che la rivoluzione è un processo rapido o di lunga durata, non sempre violento, con il quale classi o gruppi sociali più o meno ampi, si ribellano alle istituzioni al potere per modificare e determinare un nuovo ordinamento politico.
Colpo di Stato sempre su Wikipedia si intende un rovesciamento, da parte di uno o più soggetti, popolari o delle èlites nazionali, autonomamente o con l'appoggio diretto o indiretto di un organismo istituzionale quale per esempio le forze armate, in maniera illegale, palese e, spesso, violenta, del potere costituito, al fine di causare un mutamento di regime.
Per quanto sopra, l'avvento del fascismo fu dunque un'azione rivoluzionaria od un colpo di stato?
Intanto vediamo in quale contesto sociale e politico si trovava l'Italia dell'epoca, una nazione povera da poco unita ed uscita da una guerra vinta, ma la più devastante di tutti i tempi, che aveva creato un'infinità di orfani, vedove e mutilati, un'economia basata quasi totalmente sull'agricoltura, ma ciò nonostante dipendente dall'estero anche per i prodotti agricoli. Nel contempo, il sistema internazionale era profondamente mutato, soprattutto per la duplice rivoluzione che in Russia aveva dato seguito all'abdicazione dello zar. La rivoluzione dell'ottobre 1917 in particolare fu destinata a segnare il futuro di gran parte del mondo, Italia compresa. Nella crisi economica dell'italico stivale, si inserirono quindi in varie fasi, tre forze politiche che ben presto assunsero un carattere paramilitare: socialisti, comunisti ed i fascisti, quest'ultimi creatura di Mussolini ma che mai Mussolini amò.
Erano anni in cui per gli ideali politici e le lotte di classe si moriva; l'Italia era in aperto fermento ed il rischio rivoluzionario era reale. In questa situazione di non velata guerra civile, si barcamenava il liberale Giolitti, più volte chiamato a cavallo del secolo a sanare situazioni difficili fra alti e bassi dei suoi vari governi. La crisi economica del primo dopoguerra, aveva favorito il proliferare di partiti di massa quali il PSI ed il Partito Fascista, che mal si confrontavano con i liberali, senza dimenticare inoltre la crescente importanza del PPI che faceva breccia nell'irrisolta questione romana di Giolitti e dei liberali. Le elezioni del 1919 segnarono l'esplosione di PSI e PPI (i fascisti non riuscirono ad entrare in parlamento), tuttavia al governo andarono ancora il liberali con l'appoggio esterno dei popolari; i socialisti, che avevano trovato nella rivoluzione d'ottobre il loro punto di riferimento, si erano posti molto più vicini agli anarchici piuttosto che a tutti gli altri partiti ed ogni alleanza era ritenuta per loro impossibile. Nel giugno del 1920, ad Ancona ci fu l'ammutinamento di una caserma dei bersaglieri che si rifiutavano di portarsi in Albania come disposto dal nuovo governo Giolitti; la ribellione, allargatasi ad altri reparti in diverse città, fu posta sotto controllo per uno sciopero dei ferrovieri che impedì il riunirsi di questi reparti ribelli e per il pronto intervento della marina che bombardò Ancona. Poteva essere il preludio di un colpo di stato e comunque aveva rappresentato un buon banco di prova per quanto accadrà due anni dopo, quando i fascisti "tastarono" il terreno andando ad occupare Ancona senza che l'esercito facesse opposizione alcuna. Il biennio 1919-20, sarà poi noto come il biennio rosso, con i più imponenti e violenti scioperi mai visti in Italia, che ebbero il culmine con l'occupazione della Fiat a Torino; il 1921 vide poi la nascita del Partito Comunista, sezione italiana dell'Internazionale Socialista, l'ala più estremista ed intransigente del PSI che aveva come riferimento la rivoluzione russa.
Ci ripetiamo, ma stiamo parlando di un periodo estremamente limitato, fra il 1917 ed il 1922, cinque anni in cui la rapida ascesa degli eventi eversivi interni, e l'ascesa del bolscevismo in Russia, crearono in un sistema politicamente instabile come quello italiano, i fondati timori degli industriali, della classe borghese in genere e della Chiesa. Mussolini seppe giostrarsi in questa situazione prima frenando le voglie rivoluzionarie sconclusionate dei suoi, che inquadrerà successivamente in una struttura gerachicamente organizzata quale la milizia fascista, e poi giocando una intelligente azione politica tendente a reprimere le idee repubblicane oltre ad una mediazione a garanzia dei vertici dell'esercito. L'avvento del fascismo, sarebbe poi stato garanzia contro l'espansione bolscevica.
Gli attori della paventata "Rivoluzione Fascista" quindi non furono i poco più di 20.000 fascisti male armati e non addestrati che marciarono su Roma mentre Mussolini stava a Milano, ma eventualmente coloro che non vi si opposero se non addirittura che la appoggiarono. I fascisti partiti il 28 ottobre 1922 non entrarono in Roma e Mussolini, rimasto a Milano nella sede del Popolo d'Italia, raggiungerà Roma solamente la mattina del 30 ottobre; la sera stessa tuttavia presenta al Re il suo governo che conterà esclusivamente tre fascisti, oltretutto di orientamento democratico, mentre per il resto vi erano esponenti popolari, liberali e nazionalisti. I fascisti entrarono in Roma solamente il 31 ottobre quando il governo Facta si era già dimesso.
Il 16 novembre il I° Governo Mussolini ha la fiducia della Camera a grande maggioranza; fra coloro che votarono a favore, si segnalano Alcide De Gasperi, Giovanni Giolitti, Giovanni Gronchi. Il successivo 24 novembre Mussolini chiede ed ottiene dalla Camera i pieni poteri.

E' bene sottolineare che il parlamento era ancora quello eletto il 15 maggio 1921 (la sola Camera, il Senato aveva carattere vitalizio e non era elettivo), ed era tale anche all'approvazione della Legge Acerbo il 18 novembre 1923, la legge che aprirà al regime; l'Italia si piegò a Mussolini che aveva solamente 37 deputati su 535 e forse non fu un piegarsi ma un adeguarsi a quella che sembrava allora la scelta più adatta.
Per quanto sopra, possiamo affermare che il fascismo andò al potere senza alcuna rivoluzione o colpo di stato, poiché la Marcia su Roma ed il primo governo Mussolini, non contemplano nessuno dei presupposti previsti per i due termini.
Non fu una rivoluzione in quanto le istituzioni politiche, civili e militari, non fecero nessun atto che denotasse un'avversione al fascismo ed anzi, il parlamento democraticamente eletto in precedenza, diede la fiducia al governo Mussolini che comprendeva in maggioranza più esponenti di altri partiti che fascisti stessi.
Non fu un colpo di stato, in quanto non ci fu nessun mutamento di regime.
Solamente negli anni a seguire il fascismo si consolidò come un regime, ma lo fece con il consenso della popolazione, o della maggior parte di essa, e della cosiddetta democrazia internazionale, se è vero com'è vero che nel 1927 Winston Churchill ebbe parole di apprezzamento verso Mussolini e dichiarò: "Se io fossi italiano, sarei stato con voi fin dal principio ..... il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero."
Nel 1931 Gandhi venne in Italia da Mussolini; al suo rientro in India ebbe a scrivere:
"Mussolini è un enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano. Sembra aver fatto molto per i contadini. In verità il guanto di ferro c'è. Ma poichè la forza è alla base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una coordinazione tra il capitale e l lavoro, mi sembrano richiedere un'attenzione speciale...... Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme sono attuate mediante la costrizione. Ma accade anche nelle istituzioni democratiche. Ciò che mi colpisce è che, dietro l'implacabilità di Mussolini, c'è il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi enfatici c'è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo popolo. Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di Mussolini" (Gandhi, da una lettera a Rolland del dicembre 1931)
Siamo quindi al primo Mussolini, quello dell'arrivo al potere, quello delle riforme che, sia pure effettuate con costrizione come dice Gandhi e nel periodo della più grande crisi economica mondiale di tutti i tempi, lo porteranno ad avere un consenso popolare probabilmente mai raggiunto da altri politici prima e dopo. A questa prima fase segue poi nel 1936 il secondo Mussolini, quello dell'asse Roma/Berlino dell'alleanza con Hitler che determinerà l'intervento nella guerra civile spagnola in appoggio a Franco, le leggi razziali ed infine all'entrata in guerra.
Dal 12 settembre 1943 il terzo Mussolini, dallo sguardo ormai dismesso; siamo nel periodo della RSI e della Resistenza, ma queste sono altre storie, per adesso abbiamo assodato che la rivoluzione fascista non è mai esistita.
Fascisti e antifascisti stiano tranquilli, la piazza ancora una volta non decise niente, le decisioni furono prese nei salotti buoni ed uno solo fu il regista: l'uomo del secolo.

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