Con l'epurazione di Sara Ambra, inizia la campagna elettorale per le amministrative 2019

Donna, giovane e preparata, ma soprattutto troppo ambiziosa; caratteristiche queste che in politica danno fastidio, in quella politica dove "Io so io e voi non siete un cazzo".
Non si comprenderebbe altrimenti la scelta di "far fuori" la sola Sara Ambra da una giunta dove rimane il renziano Adriano Paoli, come fosse un modo per voler nascondere il vero motivo di questa epurazione.
Quale altra spiegazione si potrebbe dare?
Laureata, unico assessore alla prima esperienza, ha partecipato a seminari e master sulla pubblica amministrazione; in un recente post abbiamo parlato della lode che le è valsa la borsa di studio al corso tenuto presso la scuola di Luciano Violante, mentre proprio l'altro ieri aveva partecipato in rappresentanza dei giovani amministratori, alla conferenza nazionale per una mobilità sostenibile, quella mobilità che da mezzo secolo affligge Signa e che ha visto un susseguirsi di promesse mai realizzate, anzi negli anni la situazione si è resa ancora più critica per il dimezzamento dei treni con la nuova stazione di Lastra.
Certo, ad oggi l'ex vice sindaco si era mossa nella mediocrità della giunta, salvo le numerose attività ricreative quali fiere e mercatini; per il resto nessun provvedimento che potesse segnare una svolta, nessun atto degno di nota; ma da chi aspettarsi un cambiamento se non da colei che è più propensa alla formazione, una formazione premiata dai docenti con il massimo dei voti?
Se la mancanza di fiducia del sindaco fosse valutata per quello che sono gli obiettivi annunciati, l'intera giunta dovrebbe dimettersi, sindaco in primis, ma rappresenterebbe un atto di coscienza politica troppo lontano dalla mentalità dell'amministratore italiano.
Eliminata la figura che doveva rappresentare il futuro, il famoso turn over nel partito tanto auspicato da tutti a parole ma negato nei fatti, non resta adesso che guardare al futuro sapendo che niente cambierà al presente, salvo accordi sotto banco già definiti, accordi legati ad interessi personali e non certo di programma, ed improbabili impennate d'orgoglio dell'area renziana, ipotesi queste che consentirebbero a Cristianini e collaboratori di candidarsi per un'ulteriore consiliatura.
Escluse le ipotesi di cui sopra e qualora Renzi superi lo scoglio delle elezioni siciliane e nazionali, Signa vedrebbe sicuramente per il 2019 la scissione di fatto dell'attuale maggioranza in una lista civica di area Bambagioni ed il PD di stampo renziano.
A sinistra si consumerà la maggior parte della "campagna acquisti" della lista di stampo Bambagioni; molto dipenderà dal candidato sindaco e l'unica persona che potrebbe legare l'ex democristiano alla sinistra signese, è l'inossidabile Giampiero Fossi. Tuttavia non appare del tutto scontato che la sinistra si muova in blocco nella stessa direzione anzi, col passare del tempo sembrano acuirsi gli attriti fra Rifondazione ed ex Sel, in relazione al patto pre elettorale che vorrebbe l'avvicendamento fra Andrei e Renda.
L'esperienza dei pentastellati in questa consiliatura non pare aver apportato quelle innovazioni che si aspettavano i suoi elettori, anzi. Tuttavia la sola presenza del simbolo vale la ragione del voto, in un partito dove nel 2014 le preferenze furono solamente una su nove e questo la dice lunga sul paventato rapporto fra il partito di Grillo ed i suoi elettori, un rapporto di fatto inesistente e dove il voto è esclusivamente espressione di un malessere verso la politica tradizionale, alla quale comunque appare ben convertito l'ex movimento.
Centro destra e destra, stanno lavorando invece per un contenitore comune aperto a movimenti ed esponenti di partito ma anche e soprattutto della società civile; un progetto che porti a Signa quel cambiamento radicale nella gestione del comune, in mano alla partitocrazia di sinistra dal dopoguerra. La determinazione sembra esservi, c'è il nome e si parla già del candidato sindaco e del programma, un programma semplice, diretto e fattibile.  Il contenitore sarà sempre aperto ai cittadini, ma entro la fine del 2017 dovrà essere definito fra i partiti chi sta dentro e chi no, non c'è tempo e spazio per i giochetti che antepongono l'interesse del singolo o del partito a quello collettivo; com'è di moda dire adesso, non è più tempo di bandierine. 

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