Stadio del Bisenzio: tutto sbagliato, tutto da rifare, si torna agli anni '30
Lo stadio del Bisenzio rappresenta uno splendido esempio di architettura sportiva, del ventennio fascista. Nacque per volere dell’avvocato Carlo Sestini, fiduciario del Partito Fascista nelle Signe e presidente della squadra di calcio che all’epoca e fino a qualche decennio or sono, si chiamava Società Sportiva delle Signe, con l’intento del gerarca di riunire in un’unica entità i comuni di Lastra e Signa, intento che avrà un seguito solamente in campo politico e sportivo ma non amministrativo.
L’area individuata per la costruzione del nuovo impianto sportivo èra il terreno compreso fra la
ferrovia e la confluenza dei fiumi Arno e Bisenzio che già ospitava il vecchio campo di calcio della Società nata nel 1914. Tale area risultava di proprietà della adiacente Manifattura di Signa, dalla quale veniva estratta argilla per la lavorazione delle terrecotte. Il progetto fu affidato all’ingegnere Giuseppe Paladini di Firenze, Direttore dell’Ufficio tecnico del Comune di Lastra a Signa. Nella Delibera del 21 Maggio 1930 viene approvato il progetto per la costruzione del Campo Sportivo, i lavori furono consegnati alla Ditta Barontini Oreste di Pisa il 24 Settembre 1930, Anno VIII° dell’Epoca Fascista, ed il 27 Giugno del 1931 i lavori furono conclusi nonostante le difficoltà dovute all’ubicazione del terreno, posto a circa cinque metri sotto il piano stradale. Si rese quindi necessario un importante impianto di drenaggio, opera idraulica che svolse magnificamente il suo compito fino all’alluvione del 1966.
ferrovia e la confluenza dei fiumi Arno e Bisenzio che già ospitava il vecchio campo di calcio della Società nata nel 1914. Tale area risultava di proprietà della adiacente Manifattura di Signa, dalla quale veniva estratta argilla per la lavorazione delle terrecotte. Il progetto fu affidato all’ingegnere Giuseppe Paladini di Firenze, Direttore dell’Ufficio tecnico del Comune di Lastra a Signa. Nella Delibera del 21 Maggio 1930 viene approvato il progetto per la costruzione del Campo Sportivo, i lavori furono consegnati alla Ditta Barontini Oreste di Pisa il 24 Settembre 1930, Anno VIII° dell’Epoca Fascista, ed il 27 Giugno del 1931 i lavori furono conclusi nonostante le difficoltà dovute all’ubicazione del terreno, posto a circa cinque metri sotto il piano stradale. Si rese quindi necessario un importante impianto di drenaggio, opera idraulica che svolse magnificamente il suo compito fino all’alluvione del 1966.
Lo Stadio del Littorio, come fu chiamato, viene collaudato il 27 giugno del 1932, tuttavia già il 28 dicembre 1930, la squadra de Le Signe, vi aveva giocato contro la Fiorentina B (fonte “90 anni di calcio fra Arno e Bisenzio” Libero Sarchielli e Calro Fontanelli- GEO Edizioni).
Dopo una serie di condanne sportive, fortemente mitigate dall'influenza politica del Sestini, iniziò l’ascesa sportiva della Società Sportiva delle Signe che dalla 2 divisione regionale, giunse nel 1935 alla serie C nazionale. Dalla stagione 35-36 i “canarini” che vestivano maglia blu con colletto giallo, presero parte alla Serie C Nazionale, affrontando società di capoluoghi di provincia e di regione, quali Napoli, Catanzaro, Potenza, Salerno, Cosenza, Lucchese, Pistoiese ecc.
Signa non era tuttavia solo calcio; la Società Sportiva delle Signe nel 1932 elencava fra le varie attività anche ciclismo, motociclismo, tamburello, atletica, tennis, tiro a volo. L’impianto era inoltre sede dell’Opera Nazionale Balilla ed ospitava le manifestazioni propagandistiche del regime.
Gli anni della guerra frenarono le ambizioni canarine, tuttavia nella sua lunga storia, lo Stadio ospitò alcuni fra i più noti calciatori del mondo quali Puskas e Roberto Baggio che a Signa esordì con la maglia viola nel torneo di Viareggio, l’8 febbraio 1986, giorno in cui, nella semifinale fra i gigliati e l’Inter, fu registrato il record di incassi: 101 milioni di lire per 6500 biglietti venduti ed un guadagno netto di circa 50 milioni! Quella partita rappresentò il premio al coraggio, lungimiranza e perseveranza di Libero Sarchielli, uomo simbolo della società per ¾ di secolo. Si deve a Sarchielli se, come Società Sportiva Signa 1914 e NON come Comune di Signa, la Regione stanziò 700 milioni di lire con i quali è stato possibile ristrutturare e riportare a nuova vita l’area definita ex tiro a volo.
Tuttavia gli interventi dei decenni scorsi, ne hanno minato la stabilità, con modifiche sostanziali nella struttura, appesantimenti che hanno causato cedimenti esplosi in maniera palese dopo l’ultima ristrutturazione datata fine anni 90.
Secondo uno studio commissionato all’Università, la sostituzione della copertura originaria costituita da travi in legno, con laterizio e cemento armato, ha comportato un notevole aumento di peso che, con ogni probabilità, ha determinato una rottura per compressione del pilastro centrale. L’originale corpo centrale, originariamente utilizzato come palestra, è stato inoltre proprio con gli ultimi recenti interventi, gravato di un soppalco. La situazione adesso è tale che la tribuna si trova “fasciata” in attesa di un intervento per la sua messa in sicurezza che così suggerisce lo studio universitario: "Si propone la sostituzione della copertura in latero cemento con una copertura composta da travi in legno lamellare e sovrastante doppio tavolato incrociato: la tribuna riprenderebbe così la sua estetica originale”. In pratica, l'incompetenza e la cattiva gestione della cosa pubblica hanno determinato il degrado della struttura con necessità di nuove e maggiori spese per ripristinare quello che avevano fatto 90 anni fa. La delibera di giunta di questi giorni sembra andare in questa direzione; all'assessore Di Natale l'onere di far fronte alla tragica eredità, ai cittadini quello di pagare due volte lo stesso intervento, oltre disagi.
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