IL MOLINO DI SAN MORO, quel lembo del Comune di Firenze al Valico.
Il Molino di S. Moro, come si legge negli atti ufficiali, si pone alla confluenza del Canale Macinante nel Bisenzio in località Valico di S. Moro. Tale edificio, ormai abbandonato da anni, ha seguito le sorti del canale che prende vita dal fiume Arno all'altezza della pescaia di S. Rosa ed attraversa il lungarno Vespucci con tre canali riducendosi poi ad una sola luce da via Solferino, proseguendo poi allo scoperto dopo il viale Rosselli, alle Cascine, per un totale di 768 metri coperti; il rimanente tratto di 9188 metri era inizialmente scoperto, per poi essere intubato negli anni '60 nel tratto che da via Pistoiese porta a via di Brozzi/via di Peretola.
Particolare si ha all'altezza del Barco, dove il Canale Macinante, chiamato anche Fosso Bandito o Gora di Ognissanti, con una botte idraulica ancora oggi funzionante, viene fatto passare sotto al Mugnone. A sua volta, dopo il ponte della linea ferroviaria Firenze/Pisa, in via Vespucci, è sottopassato dal Fosso della Goricina.
All'epoca, il tratto fra il ponte del Santo e il Molino di S. Moro, presentava l'argine destro murato, con un abbassamento proprio all'altezza del citato ponte che serviva come sfioratore in modo che l'acqua del canale, in tempo di piena, potesse riversarsi nelle campagne ed in padule. Il tratto del Canale Macinante fra il ponte del Santo e il Molino di S. Moro costituiva il bacino di raccolta del molino stesso. Le quote di fondo del Canale andavano negli anni '20 dai 36,78 metri all'altezza del Barco, ai 33,68 al ponte al Santo.
Fra il Comune di Firenze e il Demanio dello Stato, che ne era proprietario, nel 1864 si aprì un contenzioso, poiché l'amministrazione gigliata aveva collegato tre fogne al canale evidentemente senza il beneplacito dell'Ente proprietario. Il contenzioso si chiuse il 5 aprile 1921, quando il Canale e gli edifici ad esso afferenti, passarono al Comune di Firenze. Occorre specificare che quella parte di San Moro, all'epoca e fino a quando con R.D. 2562 del 1928 non fu sciolto, faceva parte non del comune di Signa, ma di Brozzi ed infatti il Molino di S. Moro era rappresentato al Catasto del Comune di Brozzi in sez. D dalla particella 1882 in parte e dalla particella 1881.
La parte inferiore dell'edificio era totalmente asservita all'industria della macinazione mediante sei palmenti ad asse verticale mossi da tre ruote in legno. Le ruote animavano anche tre elevatori per la movimentazione del grano dal piano terreno al primo piano. Come già accennato, vi era un bacino a monte del Molino fino al ponte al Santo, con uno sfioratore sulla sinistra per il livello normale del bacino che immette nel fossetto di San Donnino. Al primo piano, oltre ai locali ad uso granaio, vi erano quelli dell'abitazione del mugnaio Borgioli Guido e famiglia, in tutto sei ambienti. Vi erano poi, con ingresso separato, al piano terreno e al primo piano, quattro ambienti in uso al mugnaio stesso. Oltre all'edificio principale del molino, vi erano stalla, scuderia con sovrastante fienile e piccolo ambiente per gazometro. Fra il Molino e la via delle Molina vi era un piazzale scoperto con annesso terreno adibito ad orto, un portico e una rimessa. Nel 1921 la famiglia Borgioli aveva un affitto di sei anni e pagava un canone anno di lire 7000. L'ultimo contratto d'affitto del Molino di San Moro risale al 1946. Da decenni ormai l'edificio è in stato di abbandono con il comune di Firenze che ha tentato più volte invano l'alienazione, risultando troppo oneroso l'intervento di ripristino.
Di lato si nota il vecchio ponte che da il nome alla via corrispondente in riva destra del Bisenzio e i cui resti si notano anche nella foto più recente, emersi in seguito a lavori di risistemazione delle sponde.
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