Un libro per l'estate: COME NASCONO GLI INCENDI di Michele Arena


Temendo di scrivere inesattezze, ho provato alcuni giorni fa a contattare Michele ma senza successo e quindi vado di slancio, con tutta la mia ignoranza in ambito letterario e con il timore di errori grossolani nel provare a parlare del primo libro scritto da Michele Arena e pubblicato lo scorso inverno addirittura da Mondadori.

Nel giovane protagonista e nei suoi due amici stretti, vedo molto del giovane Michele, di quando lo frequentavo grazie allo sport, un sport, il calcio, che nel suo piccolo provò a modificare con quella che ben presto svilupperà nel lavoro  e nella vita; l'attenzione ai bambini, agli "ultimi" in particolare. Inconsapevolmente all'età di 20 anni salì alle cronache nazionali avendo scritto una lettera a Corrado Augias, pubblicata su Repubblica; una lettera dove esprimeva la sua amarezza per come gli "adulti" avevano reagito ad una scelta istintiva assunta da lui, giovanissimo istruttore di giovani calciatori quando, nell'affrontare una squadra di bambini di numero inferiore a 11, scelse in accordo con i suoi bambini, di giocare alla pari. La lettera, mostrava una riflessione e un'amarezza che andavano ben oltre  quella che sembrava una scelta estemporanea, quella lettera raccontava un mondo, quello del calcio giovanile, ricco di false aspettative e quindi generatore di tante delusioni che rischiavano di minare la formazione di quei piccoli adulti che lui, Michele, tanto si impegnava a far crescere per un mondo migliore. Da Repubblica a Sky il passo fu breve e tutta Italia si trovò a vivere questa esperienza a Campi Bisenzio prima della diretta di Juventus-Inter, un palcoscenico non da poco che coinvolse le istituzioni politiche e sportive dell'epoca. Nasceva in quel periodo Macramè, la cooperativa dove poco dopo andrà a lavorare Michele, una cooperativa che opera nella formazione ed educazione, principalmente di minori, spesso con difficoltà. Sarà poi lui uno dei fondatori di "Porto delle Storie", dove i giovani possono dare vita tramite scritture, alle loro aspirazioni, alle loro idee. https://www.portodellestorie.it/

L'approccio alle prime pagine del libro è già devastante: "E' tutta una fila nel reality del cancro" e questa frase basterebbe a presentare l'opera di Michele in tutta la sua cruda verità, una verità dove mi sbaglierò, ma trovo molto della sua esperienza personale, così come nei tre giovani protagonisti vedo molto di Macramè. Ho detto tre, ma i protagonisti sono almeno cinque, espressione dell'adolescenza, delle sue problematiche, delle incertezze e delle grandi responsabilità che la rappresentano; l'adolescenza degli ultimi e fra questi non può mancare quella di chi arriva da Paesi lontani; dice la giovane Rachele:" Era estate, li, in quella foto ... ed eravamo nel parcheggio di un autogrill. Solo gli immigrati si fanno le foto in posti così brutti, ci hai mai fatto caso?.... non vediamo la differenza tra noi e i bidoni dell'immondizia... O forse non la vedete voi e ci fate sentire così. E a noi va bene, perché il più delle volte è comunque sempre meglio del posto da dove veniamo." 

Il linguaggio di Michele lo definirei pasoliniano, da "Ragazzi di vita"; gli spaccati di vita sono espressi con crudezza, come quando si parla, e lo si fa spesso, di sesso, l'idea che sconvolge gli adolescenti. I tre giovani rappresentano la società multirazziale, con tutte le difficoltà di confronto con il mondo adulto e le istituzioni, quelle istituzione che nella triste quotidianità, considerano i malati di cancro dei numeri non riuscendo a cogliere la sofferenza interna di chi vive suo malgrado quella malattia. "Non è normale che nella nostra famiglia i tumori arrivino per posta come i volantini di un supermercato". 

Un libro complicato e affascinante, da non leggere sulla spiaggia, un romanzo che richiede riflessione e concentrazione, un libro vero per un mondo migliore. Grazie Michele. 








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