La Resistenza italiana e quella Ucraina dalla Marcia su Roma al 25 aprile passando dalla legge Acerbo per l'Aventino.
Quella italiana fu una "resistenza" che il popolo fece dopo il fallimento della classe politica che non aveva voluto o saputo arginare l'avvento di un regime, quello fascista, a cui aprirono le porte la monarchia, la chiesa, l'esercito, la borghesia e parte della popolazione, oltre che una classe politica che si dimostrò incapace di opporsi e che anzi, con la Legge Acerbo, spianò la strada al regime. Come già descritto nel post La marcia su Roma in Italia era in atto una guerra civile, dove Mussolini si dimostrò abile burattinaio; l'esperienza di Mussolini si concluse con la disastrosa esperienza bellica quando il suo consenso aveva raggiunto i massimi livelli sia in patria che in occidente. Quello di Mussolini è stato poi forse l'unico regime al mondo che si è concluso con la sfiducia del leader del regime in seguito ad una decisione interna, ovvero non in seguito ad una azione violenta: fu il regime stesso a sfiduciare il suo leader con una votazione interna fra gerarchi avvenuta 15 giorni dopo lo sbarco in Sicilia. Con le dimissioni di Mussolini il 25 luglio 1943, cade il fascismo ma riprende la guerra civile fratricida fra gli irriducibili che, per vari motivi, continuano a combattere con l'ex alleato tedesco che dopo l'8 settembre, con il cambio di alleati operato dal Governo Badoglio, aveva occupato l'Italia. Poco meno di due anni dopo, con l'avanzata dei nuovi alleati supportati dalle azioni dei partigiani, si giungerà alla fine della guerra. Quindi, in Italia la resistenza si svilupperà solamente dal 9 settembre 1943, supportata nella sua azione armata dai partiti politici che si erano riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale e l'azione partigiana era rivolta contro un esercito che non aveva invaso un territorio sovrano ma che occupava il territorio di uno Stato di cui era prima alleato e che poi era diventato nemico. Diversa, ovviamente la resistenza francese, belga, albanese, greca, dove gli italiani erano invasori al fianco dei tedeschi.
Quella Ucraina è, come per i Paesi occupati dall'Italia durante il conflitto mondiale, la resistenza all'invasione di uno Stato sovrano; che poi questo Stato sovrano annoveri nel suo esercito il reggimento neonazista denominato AZOV, che il presidente Zelensky sia personalmente sostenuto anche economicamente oltre che dagli oligarchi ucraini anche dagli americani, che anche con la figura del figlio di Biden, gli americani abbiano in Ucraina grossi interessi economici da difendere oltre che di geografia politica, che ai vertici del Cremlino vi siano il gerarca Putin, il Ministro della Difesa Sergej Kuzugetovic Sojguil, quale Capo di Stato maggiore dell'esercito Valery Vasilievich Gerasimov, tutti pluridecorati dirigenti e ufficiali del KGB e dell'esercito della ex Unione Sovietica tanto cara alla sinistra italiana, questo ha poca importanza, si tratta di particolari di cui si può discutere ma che non vanno a modificare il fatto che, sempre e comunque, si tratta di violazione di sovranità nazionale che uno stato, la Russia, opera nei confronti dell'Ucraina, al di là di pseudo referendum su annessioni e indipendenze che non hanno mai avuto il riconoscimento internazionale.
L'altra grossa differenza è che la "resistenza" italiana fu tardiva e parziale, mentre quella ucraina è stata immediata e vede, almeno per le informazioni che ci giungono, la partecipazione della totalità della popolazione.
In Italia, ad eccezione di martiri quali Matteotti e di uomini di alti principi e fedeli alle proprie idee quali Don Sturzo che pur di non aderire al primo governo fascista, si oppose alla Santa Sede, la classe politica non supportò la popolazione che si opponeva al nascituro regime e a niente valsero i sacrifici che si erano consumati intorno alle camere del lavoro; il 18 novembre 1923 un parlamento che vedeva la presenza di soli 37 deputati fascisti su 535, approvò la Legge Acerbo che di fatto consentì il successivo passaggio da una democrazia rappresentativa ad una sorta di democrazia autoritaria; grazie a questa legge e a quanto Matteotti ebbe il coraggio di denunciare in aula, si materializzò poi il regime fascista.
Il 25 aprile in Italia si commemora quindi l'acquiescenza e l'autolesionismo della classe politica liberale che dopo aver favorito l'instaurarsi del regime si era rifugiata nell'Aventino; in Ucraina la classe politica attuale non si è né piegata né rifugiata, opponendosi da subito all'invasore.
Preso atto che le due resistenze sono diverse, occorre prendere atto di quanto siano cambiate nel mondo le sinergie politiche. Il 25 aprile è sempre stato in Italia il giorno in cui la democrazia ha avuto i connotati della sinistra ma oggi il quadro storico internazionale è ben diverso e delineato; muri sono stati prima eretti e poi abbattuti; se la NATO può essere discutibile, il Patto di Varsavia si è disciolto con il fallimento dei regimi comunisti. Oggi, che nelle piazze i colori dell'arcobaleno hanno sostituito il monocolore rosso, pur nella doverosa memoria del contributo di vite perdute, forse altre sono le date da commemorare per la consacrazione della democrazia italiana e sono i giorni in cui, dopo il fallimento del fascismo, il popolo chiamato a libere elezioni, respinse il comunismo.
"La pazienza è il rimprovero che ci rivolgono sovente, come se significasse mancanza di volontà, come se non fosse la virtù più necessaria nel metodo democratico" (De Gasperi)
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