Vincono la sovranità popolare, Giani e Zingaretti; perdono Salvini e Renzi, Bambagioni fuori, la sinistra per la prima volta fuori dal consiglio regionale. Torselli porta avanti la destra dei giovani e delle idee.

.Sul referendum avevamo già dato indicazioni in un precedente post, adesso che il popolo si è espresso, spetta al parlamento lavorare per le riforme, sempre dichiarate e mai attuate. Il momento è giunto, il SI di 2/3 di elettori impone di fare il proprio lavoro, senza deroghe!

In Toscana vince la tradizione contro il nulla di una candidatura imposta da Salvini e mai condivisa dalla base se non per spirito di "servizio". Ceccardi, la giovane politica di punta del capitano, non può rappresentare il massimo che il primo partito italiano (secondo i sondaggi), sia in grado di esprimere in una regione come la Toscana. Non lo dice chi scrive, ma gli elettori di Cascina, quelli che conoscono bene il soggetto, che l'hanno avuta come sindaco dal 2016 al 2019 e che ieri l'hanno demolita con oltre 10 punti di percentuale di differenza (49,07  Giani, 38,91 Ceccardi). Salvini chieda scusa agli elettori del cdx per l'errore tattico, salvo che questo non sia voluto, con valutazioni che a quel punto sarebbero infamanti. Adesso vedremo quanto la Ceccardi ama la sua Toscana e se opterà per guidare l'opposizione guadagnandosi la candidatura fra 5 anni, o abbandonerà il Granducato per i lidi europei.

Sempre rimanendo in ambito Lega, ritengo vergognoso che si sia giunti al "listino" per Giovanni Galli; i candidati dimostrino sul campo il loro valore ed i partiti lascino agli elettori il diritto di scegliere i loro rappresentanti. 


 A livello locale buono il risultato del Capogruppo della Lega a Signa, Vincenzo De Franco che, giunto alla politica attiva solamente lo scorso anno, ha raccolto ben 2186 preferenze, risultando dietro di pochissimo  a Vanessa Fiaschi. Sicuramente hanno pesato scelte provinciali di partito, nonché la mancanza di un qualsiasi apporto a De Franco da parte degli altri due consiglieri comunali. Urge un chiarimento su entrambi i lati.

Ottimo il risultato  elettorale di Fratelli d'Italia a Signa che  con oltre il 10%, raddoppia il risultato di un anno fa alle europee e comunali. 

Forza Italia è relegata ormai a mera comparsa e d'altra parte da due anni i propri rappresentanti locali sembrano aver optato per scelte più civiche. 

Fra i vincitori, spicca il risultato della campigiana Monia Monni, ex renziana di ferro che il Bonba aveva preferito cinque anni fa a Bambagioni e che adesso entra nel suo secondo mandato con ambizioni da giunta. Molto discussa per le sue esternazioni simil Fornero sul ponte fra Signa e Lastra, è chiamata adesso alla prova la dove sono falliti tutti prima di lei. 

Fra i perdenti, Paolo Bambagioni, per dieci anni consigliere regionale del PD, inviso al partito per la sua coraggiosa battaglia prima sugli abusi del Forteto e poi sulla riforma sanitaria. Uscito dal partito pochi mesi prima delle elezioni, dopo un colloquio con il candidato governatore ha accettato di far parte quale elemento trainante dell'unica civica che portava il nome di Giani; non è andata come in Veneto ed il Bamba è rimasto fuori dal consiglio regionale per pochissimi voti. Adesso spetta a Giani restituire il favore, non pensiamo che si parli di giunta, anche e soprattutto per le avversità del PD, più probabile una partecipata, ma sarà dura convincere il resto della squadra, tante le bocche da sfamare. In questo caso, non escluderei un impegno futuro dell'ex consigliere od altri a lui molto vicini, in coalizioni diverse da quella di centro sinistra.

Dal Bamba al Bomba il passo è breve anche se fra i due vi è un canyon. Se il Bamba non ha vinto, il Bomba ha certamente perso. Dal punto di vista dei numeri in consiglio, dipenderà dai giochetti leopoldini, da quello che è rimasto delle amicizie di un tempo; fatto sta che se Renzi dovrà accontentarsi dei soli suoi due consiglieri, il suo peso sarà pari a zero e dovrà dire addio alla speranza di essere l'ago della bilancia. I suoi ex fedelissimi rimasti alla finestra, hanno la loro risposta: le regionali sono state il funerale per Italia Viva, agonizzante già dalla sua nascita. A Signa l'ex assessore e politico di lungo corso Adriano Paoli, sceso in campo per Renzi in questa campagna elettorale, ha dimostrato di non avere più lo smalto di un tempo, risultando il suo candidato Luigi Mattei, l'ultimo della circoscrizione 4, fermo a sole 256 preferenze; troppo poche per uno che ha svolto le funzioni di dirigente di Polizia a Sesto Fiorentino, con un passato di sindacalista, già consigliere comunale a Sesto Fiorentino, presidente del circolo Arci dei Colli Alti e attuale segretario di zona del PD (ma non era candidato per Italia Viva?). 

Uscendo fuori dalla circoscrizione 4, ma rimanendo in zona, vediamo a Firenze la vittoria di Nardella che è riuscito a piazzare i suoi due pupilli, estromettendo per il momento l'altro uomo forte, quel Massimo Mattei, comunista di lungo corso ma ex assessore pupillo di Renzi all'epoca sindaco di Firenze, poi bruciatosi per fatti di gossip. Adesso che si sono liberati due posti in giunta, chissà che l'ottimo Rossi non renda i propri servizi alla città capoluogo di Regione, magari come vice del Nardy? Ci spero ma non ci conto, le scarpe vecchie finiscono in cantina.

Saccardi era ed è stata una certezza, senza la quale probabilmente Renzi non avrebbe avuto neppure la rappresentanza in consiglio regionale. Tornerà alla sanità?

Nel cdx il risultato più eclatante è stata l'affermazione di Torselli in Fratelli d'Italia; l'ormai ex consigliere comunale, ha letteralmente demolito il consigliere uscente Marcheschi, politico di lungo corso con un cv di tutto rispetto. Torselli, molto più giovane, rappresenta il braccio operativo del partito, il riferimento per i gruppi giovanili e studenteschi; nel suo programma, elementi sul sociale di gradimento anche al leader provinciale di Casapound, Saverio Di Giulio, che ne ha sostenuto la candidatura (di lato foto di gruppo con Saverio e Chiara). L'impegno di Torselli e Marcheschi è stato tale da portare Fratelli d'Italia dal 4,24% delle scorse comunali, all'attuale 11,1 con un incremento di ben 10 mila elettori (da 7 mila a 17 mila), molti di più di quanti ne abbiano persi la Lega e  Forza Italia, passati da 33.500 del 2019 a 28.400. Fratelli d'Italia a Firenze città, non è quindi cresciuta solamente a scapito degli altri partiti di coalizione  ma anche e soprattutto riportando alla politica elettori prima delusi. Se quindi Torselli ha prevalso su Marcheschi, entrambi hanno portato la squadra ad una vittoria netta e oltre ogni aspettativa.

Su Giovanni Galli non vogliamo esprimerci, poiché riteniamo la sua blindatura un atto contrario alla democrazia e al diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti, mentre nella Lega primeggia sul nulla l'ottimo Jacopo Alberti che forse non merita tale compagnia e a cui speriamo venga reso merito per la lunga e competente militanza, con la sua conferma in consiglio. Gli altri candidati hanno pagato una politica basata sui social, ma soprattutto sul degrado, ovvero andando fuori tema rispetto alle competenze della regione. Che studino l'art. 117 della costituzione!


L'ultimo pensiero va alla sinistra, quella vera, quella che in Toscana e a Firenze ha avuto negli ultimi anni in Fattori il suo unico rappresentante. Non sappiamo quale il motivo della sua corsa suicida da solitario, ma vogliamo credere che sia stato per seguire un'ideale di politica che si può condividere o meno, che può essere anacronistica o solamente troppo veloce nel tempo, una politica che guarda allo sviluppo nell'interesse dell'ambiente e quindi di tutti noi, che guarda al sociale, al pubblico ed alle piccole cose. Troppo lontano quel 5% per chi necessitava di una categoria di elettori politicamente istruita, troppo informata per riuscire ad individuare fra i tanti simboli, quello di SI-Toscana a Sinistra, troppo difficile pensare che quel simbolo privo di falce e martello, rappresentasse l'ultimo alito di una sinistra rinnovata, una sinistra che non rinnegando il passato, guarda al futuro, una sinistra dove la politica si rifiuta di svolgere il ruolo di "cameriere delle banche".  A Fattori il massimo rispetto, alle case del popolo il massimo disprezzo: da oggi possiamo dire che i camaleontici eredi di Berlinguer, diventati loro si, camerieri delle banche, hanno escluso dalla politica di Roma, della Toscana e di Signa, l'ultimo pensiero a sinistra. 


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