Siamo tutti antifascisti. Al via la raccolta di firme.

Periodicamente un certo associazionismo, legato a bricioli della politica, riporta all'attenzione il rischio di un ritorno al fascismo e rimanda questo rischio, non alle dinamiche socio/economiche, ma all'ostentazione di una certa simbologia. Se questo ci aiuta a capire di quale fascismo stiamo parlando, poco fa per evitare che, sepolto quello giustiziato a Giulino il 28 aprile 1945, uno nuovo avanzi, tanto che resta difficile oggi parlare di antifascismo dal momento che quello vissuto è scomparso e quello a venire al momento fortunatamente non ha forma. 

Nella doverosa memoria dei crimini passati, l'abolizione delle simbologie e di quant'altro riporti a quel breve ma intenso periodo politico appare, oltre che inutile, sicuramente impossibile, dal momento che la memoria del ventennio viene non solo dall'aquila romana e dal fascio littorio ma da una miriade di edifici ed intere città costruite con una architettura che riporta indelebilmente a quel periodo. Per esempio, noi fiorentini andiamo alle Cascine e vediamo nella Facoltà di Agraria, nella Scuola di Guerra Aerea, nei Monopoli di Stato e Cinema Puccini, ovvero in tutto ciò che ci circonda, le due architetture del ventennio; andiamo a vedere la Viola e sediamo sulle gradinate dello stadio Giovanni Berta, studiamo nella biblioteca Nazionale e ci circondiamo di mura inaugurate nel 1935; facciamo due salti agli Assi e viviamo il mondo sportivo creato al pari della Fiorentina, dal Marchese Ridolfi che del fascismo era senatore; potremo prendere il treno alla stazione di Santa Maria Novella, ma ciò ci riporterebbe alla più volte citata architettura simbolo di un'epoca da dimenticare e neppure l'aereo potrebbe allontanarci dal fascismo, essendo l'aeroporto di Firenze-Peretola stato individuato nell'attuale posizione nel 1928 ed inaugurato solamente tre anni dopo grazie alla legge Balbo.. E che dire poi dei codici che ancora oggi regolano il nostro vivere quotidiano?  No, firmiamo pure per sentirci tutti in un mondo migliore, ma non dimentichiamo come il fascismo arrivò al potere, non dimentichiamo che non ci fu colpo di stato e neppure rivoluzione, ma una situazione socio/politica/economica particolare che portò il Re, la Chiesa, l'esercito e la borghesia, con il beneplacito di tutte le potenze occidentali, a concedere il potere nelle mani di Mussolini che scese a Roma solo a governo fatto. ( La marcia su Roma fu rivoluzione o colpo di stato? )

Se il fascismo a cui si riferisce la proposta di legge è quello decaduto il 25 luglio 1943 siamo tutti facilmente antifascisti, il problema però non è mai rappresentato dalla memoria che serve per crescere sugli errori passati, ma dal futuro, dal riuscire a non ricreare quei presupposti affinché un nuovo fascismo o meglio, un nuovo regime, non si renda possibile. 

Per questo motivo sono preoccupato quando si parla di antifascismo, perché questo denota il fallimento di una democrazia che ha paura dei fantasmi del passato perché non è riuscita a creare una società migliore anzi, per taluni versi sono state demolite quelle poche certezze su cui si fondava la società fino al secolo scorso, dalla famiglia alla fede e chi viveva nel laicismo, aveva nel partito il suo riferimento, il suo senso di comunità. Abbiamo un sistema elettorale da democrazia avanzata che prevede un senso di responsabilità che non appartiene ai nostri politici, ma neppure a noi stessi. La capacità di comunicare e di apprendere, ora immediata e aperta a tutti, ci porta a scoprire situazioni di degrado politico prima sommesse, in un contesto di crisi economica volta a vivere una parabola pericolosamente discendente per una generazione abituata al superfluo se non al virtuale. Su questi presupposti, non i simboli del passato, ma le incertezze del futuro, dovrebbero impegnare le menti che hanno a cuore la democrazia, una democrazia che se cadrà, non sarà certo a causa di un saluto romano o di un fascio littorio.

Ad ogni buon conto, questo il testo di legge e il modulo raccolta firme che troverete nei comuni, utile a pulire la coscienza delle generazioni passate, non certo a salvaguardare le future.

 

 

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