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Visualizzazione dei post da dicembre, 2021

A Signa inaugurato il museo dei TRASPORTI

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Vi siete mai chiesti perché se chiedete di Signa a Firenze, tutti vi mandano a Lastra, come se Signa non esistesse? La spiegazione la troviamo sul sito internet del Comune di Signa, nella tematica Trasporti, un sito che sembra più un museo che uno strumento di utilità e di coinvolgimento. Tu arrivi a Firenze, devi venire nel comune in riva destra a valle di Sammoro e magari studi per come muoverti all'interno. Cosa faresti per avere notizie certe? Vai sulla pagina istituzionale a ciò dedicata, ovvio! Magari, vuoi anche dei chiarimenti e pensi di scrivere all'ufficio per averli ma constaterai che il destinatario risulterà inesistente, d'altra parte, come può esistere la mail istituzionale di una persona che ormai è beatamente in pensione da oltre sei mesi? Poco importa, troveremo tutte le indicazioni sulla pagina, sia che tu arrivi in treno o in bus; infatti sulla stessa pagina,  dalla stazione di Firenze puoi scegliere fra ATAF, e Lazzi; quindi, quando arrivi in stazione,

Non chiamatela Ciclovia

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  La chiamano "Ciclovia dell'Arno" ma altro non è che una strada bianca esistente in virtù dei renaioli, riesumata e assunta al titolo di pista ciclabile all'epoca del Cioni, facente parte del progetto regionale che vorrebbe creare un percorso pedo-ciclabile dalle sorgenti alla foce dell'Arno, ma che è in ritardo almeno di un decennio sul programma; abbiamo trovato un'interrogazione del 2009 dell'allora consigliere di Rifondazione, Stellacci, che chiedeva lumi sui ritardi per il tratto da Signa a Camaioni. Nonostante le rassicurazioni, la situazione non è cambiata.  Ma perché non è una ciclovia? Le ciclabili, oltre a rappresentare un percorso riservato a tale veicolo, dovrebbero essere inserite in un contesto più generale di mobilità alternativa, dovrebbero rappresentare un percorso sicuro e di uso quotidiano.  Quella dell'Arno, come visibile nelle foto che riportano la situazione attuale, almeno nel tratto dalle Cascine ai Renai non lo è; al massimo p

Così non è Europa

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  "Investire in Polonia è stato un modo di poter avere una leva competitività per continuare ad operare sui mercati per potersi rilanciare" . Lo disse lo scorso settembre  il presidente di Confindustria Polonia, Simone Granella,   Secondo un rapporto di Unicredit della scorsa primavera, le imprese italiane delocalizzate nell'est erano già 7100, principalmente in Polonia,    Tutti abbiamo presente la faccenda GKN di Campi Bisenzio ma non è finita qui: Il 9 settembre la Riello, nonostante 19 milioni di utili durante il Covid, chiude e delocalizza in Polonia.  Sempre a settembre sembra che Stellantis del gruppo Sevel, voglia delocalizzare da Atessa in Polonia; il ministro Giorgetti rassicura, intanto a Gliwice la Stellantis costuisce una fabbrica gemella Notizia di oggi che la veneta Speedline delocalizza in Polonia: altri 605 lavoratori perderanno il posto di lavoro: La proprietà diserta qualsiasi tavolo di contrattazione!. Siamo parlando di imprese importanti, ma quante al

Scipioni passa dal granducato al Tricolore.

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  Dal Granducato di Toscana alla Regione Toscana il passo è breve, basta una dichiarazione per bruciare secoli di storia, una storia che nell'attuale narra di una crisi del partito di Salvini, crisi identitaria, di uomini e, conseguentemente, lo sarà anche di voti con un'emorragia prevedibile verso il partito della Meloni. Ciò avviene a tutti i livelli e, per rimanere in zona nostra, quello di Alessandro Scipioni è uno dei più importanti, avendo questi rivestito per ben cinque anni la carica di segretario provinciale della Lega e risultando ancora oggi nel consiglio della Città Metropolitana.  Se da un lato questa transumanza politica verso il partito ipoteticamente al vertice degli attuali consensi, sa di azione di schettiniana memoria, preludio di una eventuale scissione più volte ipotizzata e con un Capitano ai minimi carismatici, dall'altro è sempre più difficile ipotizzare un futuro di centro-destra elettoralmente unito, dal momento che dal 2018, tutto c'è stato, a

Nuovo PONTE DI SIGNA e Dibattito Pubblico Regionale: "la Toscana ha nel DNA la partecipazione popolare".

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  Questo è quanto emerso durante l'incontro tenutosi a Firenze esattamente un mese fa fra Toscana, Emilia e Puglia con tema: "Le sfide della parteciipazione pubblica in Italia"  Il nuovo ponte fra Signa e Lastra avrà un interesse regionale consentendo, come doveva essere per la Bretella Autostradale, di creare una via più diretta ai veicoli in transito dall'interporto di Livorno, alla zona industriare dell'area pratese. Pur essendo allo stato attuale l'investimento previsto in 48 milioni di euro, ovvero al di sotto dell'obbligatorietà prevista dalla L.R. 46/2013 per le sole opere superiori a 50 milioni, la regione, sollecitata dai due comuni maggiormente interessati, Signa e Lastra, avrebbe deciso di aprire il dibattito pubblico, consentito dalla stessa legge, qualora se ne senta la necessità anche per opere inferiori ma che hanno comunque  rilevanza per le comunità locali e regionali, sia in materia ambientale, che territoriale, paesaggistica, sociale ed

Natale e immagini sacre, non scomodate l'Europa, siamo già bravi noi: Signa docet.

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Nella pur apprezzabile considerazione della commissione europea che in ambito comunicativo ogni persona ha il diritto di essere trattata in maniera eguale, senza riferimenti di etnia, razza, disabilità, orientamento sessuale, ma anche di genere e religione, veniva indicata la preferenza a riferirsi alle prossime festività natalizie, senza citare il termine "Natale", ma più genericamente appunto, "buone feste" per non far sentire esclusi i non cristiani. A parere di chi scrive, si tratta dell'ennesimo tentativo di rinuncia all'identità culturale, qualche filosofo lo definirebbe il tentativo di far crescere un deserto culturale, nell'appiattimento dell'idea che siamo tutti uguali, mentre è evidente che non lo siamo e non lo saremo mai, per fortuna, in una società che per prima vuole la disgregazione della famiglia e, non a caso, quello di allontanare dai propri cari i bambini, era proprio il primo obiettivo del Fiesoli, l'orco del Forteto. Questo o